Ad osservare facce

Osservo una foto di Maurice Merleau-Ponty. Su una guancia, in senso longitudinale, ammiro uno sfregio come quello da reprobo che Colerus scorse sul volto di Spinoza.

Sono sorpreso. Che due filosofi così distanti per cittadinanza e anagrafe siano improvvisamente accomunati da un solco nella carne, mi sgomenta.

Sapevo che la pratica quotidiana della filosofia indurisse i cuori, condannasse alla solitudine e talvolta alla follia, ma non che rigasse il sembiante.

Ciò che mi assilla, dopotutto, non è il tratto somatico, la sciocca fisiognomica. L’evidenza che mi cattura è una semiosi della cicatrice.

Una voce si espande da quelle carnose fenditure. Ed essa mi dice che il filosofo parla anche quando tace.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *