

CONSIDERAZIONI INTORNO ALLA PAROLA “FEMMINICIDIO”.
DA QUANDO ESISTE, OGNI UOMO È UN POTENZIALE MANIACO E TRA MASCHI E FEMMINE È IN ATTO UNA GUERRA COLOSSALE, BIBLICA. TUTTA PROPAGANDA.
Qui è riproposto un estratto dell’articolo pubblicato su Pangea.news – Rivista avventuriera di cultura & idee diretta da Davide Brullo.
Non vi è dubbio, anche le parole invecchiano, il tempo le deteriora, le sfianca. Quella parola che un tempo avrebbe acceso fuochi, provocato esplosioni e avrebbe aizzato uomini in battaglia, ora a stento produrrebbe un rutto o un borborigmo.
Qualcosa di simile, per esempio, è accaduto alla parola anima che una volta traduceva la greca psyché. Al suo risuonare nell’aria era tutto un fissare attonito di sguardi, un sordo sfrigolare di intimità, un metafisico farneticare. Ma poi la parola fu dispersa definitivamente in quel territorio ostile e inospitale che è l’inconscio e, tra le tante, divenne psicoanalisi.
Alcune parole hanno più fortuna di altre, è vero. Si attaccano al palato e si lasciano accarezzare dalla lingua, poi, quando è il momento, schizzano oltre la barriera dei denti e scuotono le labbra. Il loro suono riempie l’aria circostante e un nonsoché di miracoloso si compie.
Nei nostri tempi bui a tenere banco e a compiere miracoli è la parola femminicidio. Non vi è discussione che riguardi la donna e la sua condizione sociale in cui essa non faccia capolino almeno una volta. Cosicché, quando ciò accade, il dissenso si spegne, le cosiddette coscienze critiche improvvisamente tacciono, il miracolo si compie e un nuovo lessico si impone. Tutta la concione, insomma, non fa che riproporre ossessivamente quel dibattito a ciclo continuo che ruota intorno a un solo tema: la violenza sulle donne, chiamata anche violenza di genere o, peggio ancora, femminicidio. […]
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